26 anni, ex rugbista, laureanda in farmacia, Arianna Valverde è entrata in Avis in onore della nonna malata.  Premiata a settembre dalla Comunale di Piacenza con la medaglia di rame per aver raggiunto le dieci donazioni, la giovane ha partecipato come testimonial Avis alla trasmissione di Telelibertà “Nel mirino”, dedicata alla giornata internazionale del volontariato.

Ha cominciato a donare a 22 anni.  Lo scorso settembre è stata premiata dalla Sezione Comunale di Piacenza città con il distintivo in rame che attesta le 10 donazioni.  Arianna Valverde ha oggi 26 anni, studia Chimica e Tecnologie Farmaceutiche all’Università di Milano e ha praticato sport a livello agonistico.  “Ho fatto rugby per oltre 10 anni, è grazie a questa attività se la mia inclinazione all’altruismo è fiorita”.

La sua storia di volontariato è singolare e inizia su di un campo di rugby, fra fango e sudore.  Non deriva quindi da una tradizione famigliare che si tramanda ma da valori acquisiti giorno dopo giorno.  Lo spirito di squadra, di sacrificio, la voglia di fare gruppo e di non risparmiarsi mai dando sempre il meglio di sé riflettono la sua indole combattiva e la tensione a “dare” più che a “ricevere”.  Per questo motivo Arianna Valverde è intervenuta portando la sua testimonianza di donatrice Avis nel quadro della trasmissione di Telelibertà “Nel mirino” (in onda sabato 5 dicembre alle 09 e in replica sempre sabato alle 17), dedicata alla giornata internazionale del volontariato che, come ogni anno, viene celebrata ogni 5 dicembre.

E non poteva esserci miglior testimonial.  La giovane conduce una vita esemplare: non fuma, non beve, fa sport, lavora come tirocinante in farmacia e, oltre all’Avis, è volontaria di Admo e della Croce Rossa.  “In passato ho fatto anche l’educatrice presso la parrocchia di San Giuseppe accompagnando i ragazzi ai Grest e ai campeggi”.  Maturità, consapevolezza e determinazione sono le qualità di questa giovane che intende candidarsi a diventare consigliera della Comunale di Piacenza nell’imminente rinnovo delle cariche associative previsto per la prossima Primavera.  “Voglio rendermi disponibile, voglio imparare e non mi spaventa assumermi responsabilità per il bene della mia comunità.  Ho solo bisogno di essere affiancata da volontari più esperti per capire meglio come funziona l’Associazione”.

 

Come mai hai deciso di avvicinarti all’Avis? Come è nato il tuo impegno nel volontariato?

Tutto è cominciato con una visita dei rappresentanti di Admo prima di un allenamento di rugby.  Hanno spiegato l’importanza di donare e mi sono subito convinta.  Mi si è aperto un mondo, ho sempre voluto offrire il mio contributo concreto a chi soffre.  Come nel caso di mia nonna, anziana e malata che ha bisogno di periodiche trasfusioni.  Sono diventata donatrice Avis per onorarla.  Idealmente il mio sangue potrebbe un giorno arrivare a lei.  Questo pensiero mi ha dato forza e grinta per affrontare la vita e dare un senso alle mie azioni.

Quali erano le tue aspettative entrando in Avis?

Cercavo un ambiente sano, sereno e caloroso in cui fare del bene senza forzature.  Dall’accoglienza al prelievo, ho incontrato persone speciali che mi hanno messo a mio agio e trattato con gentilezza, quasi fossi un gioiello prezioso da coccolare.  Mi sono sentita valorizzata.  Sono le relazioni umane a fare la differenza, mi piace fermarmi dopo la donazione, chiacchierare con il personale sanitario o con altri volontari, conoscere nuovi amici, condividere le nostre storie, fare comunità.

Cosa significa per te far parte dell’Avis?

Significa credere nella solidarietà.  Mi riempie di orgoglio e di soddisfazione l’idea di poter aiutare concretamente chi ne ha veramente bisogno.  Per me è anche un’esperienza di vita, di quelle che ti segnano e che poi racconti agli amici e in famiglia.  Se entri in Avis non sarai mai solo.  Eppure fra sport, studio e volontariato non ho certo una vita monotona.

A livello di stile di vita, l’Associazione mi ha dato equilibrio e struttura.  Per donare ci vuole un minimo di preparazione mentale e fisica.  Se dono al sabato mattina evito di fare le ore piccole la notte prima. Preferisco preservare la mia salute e evitare eccessi che potrebbero compromettere il mio gesto e il mio benessere.

Nonostante il lockdown hai continuato a donare.  Quanto è stato importante farlo proprio durante l’emergenza sanitaria?

Non mi sono tirata indietro neanche un attimo quando Avis, all’inizio della pandemia, ha lanciato l’appello a donare.  Ho capito quanto fosse decisivo garantire la continuità delle cure di chi non può prescindere dalle trasfusioni di sangue e di plasma. Oppure di chi è stato coinvolto in un incidente stradale e ha bisogno urgentemente di una trasfusione.  Può succedere a tutti e riguarda tutti.  In un momento così delicato come questo, la gente non deve dimenticarsi che ci sono malati cronici e patologie che necessitano di interventi periodici.  Donare non è mai stato così importante anche come segnale di coraggio nei confronti di una comunità come la nostra spaventata e duramente colpita dal coronavirus.

Ti piacerebbe partecipare attivamente alla vita associativa, ricoprire una carica di responsabilità in Avis?

Sarei senz’altro disponibile, compatibilmente con i miei impegni.  E’, anzi, uno dei miei desideri.  L’ho dichiarato a settembre quando sono stata premiata con la spilla di rame: se serve, io ci sono sempre!  Se me lo chiedessero mi candiderei ad entrare nel Consiglio della Sezione di Piacenza.  Credo che sarebbe utile avere una figura di riferimento giovane, potrebbe incoraggiare altri ragazzi a partecipare maggiormente alla vita associativa e non limitarsi al dono.

Su cosa punteresti per veicolare efficacemente il messaggio di Avis fra le nuove generazioni?

Sullo sport, sulla scuola e sulla comunicazione.  Il futuro è nella promozione dell’Associazione attraverso le reti sociali dove è possibile accedere a una platea molto vasta e entrare nelle case dei potenziali donatori con un semplice “click”.

Il mondo sportivo è anche un ambiente che favorisce la diffusione della cultura del dono, fra le persone che conoscono il valore della salute.  L’Avis può fare molto, sponsorizzando per esempio manifestazioni agonistiche di rilievo. Non è un caso se mi sono convinta a donare prima di un allenamento.

Più in prospettiva, le scuole sono fondamentali.  E’ da piccoli che si infondono i principi di solidarietà e altruismo che poi ti accompagnano tutta la vita.

Quali sono i tuoi propositi per l’anno nuovo? Il tuo sogno nel cassetto per il 2021?

Mi auguro di completare gli studi, conseguire stabilità e indipendenza attraverso il lavoro, convivere con il mio fidanzato.  Questa è la base delle mie aspirazioni per poter eventualmente assumermi nuove responsabilità in seno all’Avis.

Più in generale vorrei che questa pandemia ci insegnasse a fare quadrato come comunità.  Che se tutti facciamo la nostra parte e seguiamo le regole ne saremo fuori presto.  Vorrei che la mia generazione si rendesse più consapevole del valore della vita e che fosse disposta a qualche piccolo sacrificio personale per il bene collettivo.  Solo insieme supereremo questo periodo difficile.