La comunità islamica di Piacenza rafforza il proprio contributo nella cittadinanza attiva, aprendo le
porte alle associazioni del dono: Avis, Admo e Aido.
A pochi giorni dal lancio del progetto “Emergenza freddo” in stretta sinergia con la Ronda della Carità, con cui la comunità ha voluto rendersi disponibile all’accoglienza dei senzatetto nei quindici giorni più
freddi dell’anno mettendo a disposizione cinque posti letto, l’incontro di ieri ha avuto come obiettivo quello di sensibilizzare i fedeli alla campagna di donazione di sangue, midollo e organi, che le Associazioni del Dono portano avanti da tempo per favorire una cultura solidale ed estendere la rete dei donatori.
«La donazione fa parte del nostro essere adulti – ha spiegato Stefano Cresci, presidente regionale di Aido. Donarsi è una scelta consapevole, maturata, volontaria e spontanea. Dobbiamo avere fiducia e senso responsabilità verso gli altri perché non siamo soli. Ma la solidarietà è anche un dovere inderogabile verso gli altri cittadini, come recita l’articolo 32 della costituzione. Attraverso la donazione si rivendica la centralità della persona in quanto tale e si partecipa alla vita pubblica per creare un mondo più giusto e sostenibile».
L’emergenza è quella di «trovare una soluzione a quelle ottomila persone che ogni anno sono in lista di attesa per un trapianto di organi, che solo in un terzo dei casi arriva in tempo utile perchè gli attuali donatori non coprono il fabbisogno» – aggiunge Roberto Mares di Aido.
Situazione più rosea per quanto riguarda i donatori di sangue soci di Avis che ammontano in tutta Italia
a un milione e 300mila unità. «Siamo autosufficienti per il fabbisogno di sangue ma non per quello di plasma. L’obiettivo e’ aumentare la platea dei donatori, per poter raccogliere i gruppi sanguigni che servono, ed evitare raccolte sovrabbondanti– precisa il presidente provinciale Leonardo Fascia. A Piacenza l’Avis conta 9mila soci donatori, il 75% dei quali ha più di 35 anni. E’ pertanto importante incrementare le donazioni da parte dei più giovani».
Ci sono poi donazioni indispensabili, senza le quali la vittoria della malattia è l’unico esito possibile, come testimonia Mauro Malaspina di Admo, augurandosi di incrementare il numero dei donatori di midollo osseo: «Il dono è di per sé integrazione. Con alcune gocce di sangue midollare che si trova nelle
ossa piatte possiamo salvare la vita a una persona che non ha altra via di uscita. Con la donazione possiamo essere la terapia di una persona che non conosciamo».
A insistere sul significato religioso del dono è uno dei responsabili della Comunità islamica Yassine Baradai, che fa riferimento a un passo del Corano: «Chi salva una vita, salva l’umanità intera. La nostra fede ci impone di concorrere alla promozione del bene comune, per questo sarà nostra premura istituire la settimana del dono, che diventerà un appuntamento fisso per i fedeli della nostra comunità»