Fra le Avis con il maggior numero di iscritti nella Provincia di Piacenza spicca la Comunale di Castel San Giovanni.  Unica sezione transregionale, composta anche da volontari dell’Oltrepò pavese, l’Avis locale ha una lunga tradizione e la volontà di rinnovarsi. Con Adriano Azzalin, Presidente di Sede dal 1992, ne ripercorriamo storia e obiettivi 

C’era una volta un medico appassionato e pieno di idee di nome Dante Bursi.  Con 4 colleghi e il parroco, nella primavera del 1959, fondò l’Avis Comunale di Castel San Giovanni.  Il dottor Bursi è stato per anni presidente e medico di sezione ma era anche incaricato della “propaganda”, di far conoscere nel territorio la nascita di una nuova Associazione.  Personaggio generoso quanto carismatico, riusciva a coinvolgere gli abitanti del paese.  Tutte le domeniche scendeva in piazza mettendo in scena un vero e proprio teatro di strada.  Piccole rappresentazioni spiritose che colpivano la sensibilità della gente.  Ogni tanto portava con sé un letto sul quale piazzava un manichino e simulava la trasfusione.  Altre volte si spingeva al limite della provocazione, disponendo una macchina accidentata con dentro un manichino insanguinato.  I risultati giunsero subito: ad un anno dalla sua fondazione i donatori erano già 50 e molte iscrizioni giungevano dai paesi limitrofi.  Così, negli anni che seguirono, la Sezione prese il nome di Avis Comunale di Castel San Giovanni-Sarmato-Pieve Porto Morone salvo poi tornare negli ultimi tempi alla sua denominazione originale.

Oggi la Sezione Comunale di Castel San Giovanni è intitolata al dottor Bursi, cosi come la borsa di studio a lui dedicata.  E’ grazie alla sua instancabile spinta pioneristica se l’Avis di Castel San Giovanni è così radicata sul territorio tanto da essere la terza per numero di iscritti nel piacentino.  Essa conta infatti 430 volontari di cui 120 sono Under 35.  Le donazioni fra sangue e plasma sono circa 800 all’anno mentre il tasso di crescita annuale è di 50 nuovi donatori.  Con il 20% dell’intera popolazione residente di origine straniera, Castel San Giovanni è il Comune emiliano-romagnolo con l’incidenza più alta di immigrati.  Un mosaico etnico che si riflette nell’Avis locale poiché più del 10% dei donatori non sono italiani.

La Sezione si distingue da tutte le altre per la sua extraterritorialità, per il suo sconfinamento in terra lombarda.  E’ infatti l’unica Comunale transregionale in Emilia Romagna, con volontari e consiglieri dell’Oltrepò pavese.

A guidare il consiglio di questa singolare Sezione multicomunale è Adriano Azzalin con rappresentanti di Castel San Giovanni, Sarmato e Pieve Porto Morone, tutti volontari.  “I nostri iscritti sono soprattutto gente semplice, lavoratori con famiglie, operai, impiegati.  Persone con quella tipica generosità di chi conosce la sofferenza e sa cosa significa essere in difficoltà.  Fra di loro ci sono molti immigrati, per i quali è anche una forma di integrazione e di partecipazione attiva alla cittadinanza.  L’Avis è un’associazione democratica e plurale”.

Presidente di Sede dal 1992, donatore dal 1983, Azzalin è un consulente finanziario di 69 anni che non vede l’ora di passare la fiaccola: ”Dopo 30 anni di fila come dirigente e 125 donazioni è arrivato il momento di andare in pensione”.  C’è una scadenza che incombe: febbraio 2021, quando è previsto il rinnovo delle cariche associative, del consiglio e della presidenza. “L’avvicendamento generazionale è sempre un passaggio delicato, abbiamo bisogno di persone determinate a ricoprire ruoli esecutivi.  Dobbiamo garantire la continuità, il prestigio e la tradizione della nostra Sezione”.

Azzalin pur guardando al futuro è la memoria storica dell’Avis nella bassa val Tidone.  Una dimensione di provincia, a misura d’uomo, fatta di piazzetta e campanile, di bar e osterie in cui tutti si conoscono.

Un tempo il valore della donazione si trasmetteva con il passaparola davanti a un caffè, intorno a un tavolo di briscola.  Non c’erano ancora i mezzi informatici di adesso e nelle piccole comunità di paese era una gara di coraggio, una sfida fra amici.  “Questo spirito genuino un po’ goliardico si è perso, prima c’era la corsa a chi donava di più, c’era l’orgoglio di conseguire la medaglia, ci si punzecchiava con battute del tipo “Tu non hai il fegato! Sei un fifone! Non è vero, adesso ti faccio vedere io!”.  Ora è una scelta più razionale e misurata, i giovani donano ma non ambiscono a riconoscimenti”.

Per promuovere la cultura del dono Comunale di Castel San Giovanni organizza incontri negli istituti del paese in collaborazione con Mina Sibra dell’Area Scuola di Avis Provinciale Piacenza.  “Ogni anno assegniamo tre borse di studio agli alunni della terza media.  Abbiamo notato che donare è una tradizione famigliare che si tramanda di padre in figlio, ma è vero anche il contrario: spesso sono i figli che portando a casa i gadget, i calendari e i quaderni dell’Avis, consegnati loro in classe, destano l’interesse nei genitori”.

Se nella Sede locale il ricambio di donatori è assicurato, è a livello di persistenza e di rinnovo delle cariche associative che si pone un problema.  Una fragilità che riconosce Riccardo Agosti, tesoriere della Comunale.

29 anni, addetto commerciale in una grande azienda piacentina, Riccardo è l’unico consigliere Under 30 della Sezione locale.  “Servono giovani che si mettano in gioco, che si assumano responsabilità dirigenziali.  Donare è fondamentale ma manca la costanza, in molti mollano dopo 2-3 donazioni.  E’ necessario rilanciare l’organizzazione, c’è bisogno di un nuovo coinvolgimento che deve passare attraverso una comunicazione e un linguaggio più moderno e accattivante, più social”.

Riccardo è diventato donatore appena raggiunta la maggior età e ha costruito relazioni personali e legami di comunità profondi.  “E’ come una seconda famiglia, se entri in Avis non sarai mai solo”.  L’Associazione ha dato molto a questo giovane in termini di maturità e struttura della personalità.  “Essere un avisino stimola ad adottare stili di vita salutari, a rispettare il proprio corpo, a curare l’alimentazione.  Bisogna essere in forma per poter donare, è un gesto d’amore nei confronti di sé stessi e della società”.